Mediazione delle relazioni in uno studio di professionisti associati

Cosa li porta da me: nell’ambito di uno studio di Professionisti Associati viene avvertita una tensione che blocca il fluire della comunicazione e conseguentemente genera difficoltà nella gestione dei clienti, nonché schieramenti interni e malessere. È possibile che uno o più soci decidano di andarsene.

Metodo: attraverso l’uso di tecniche specifiche portiamo luce sulla storia passata dello Studio in maniera da poter dare parola ai vissuti emotivi di ogni singolo professionista. Ciò permette di affrontare le persone e le situazioni a partire da un punto di vista nuovo e diverso

Risultati: la tensione cala, si apprendono nuove modalità comunicative, si innescano atteggiamenti di reciproca fiducia e riconoscimento, si torna a progettare e ad investire verso il futuro.

Dopo la prima telefonata di richiesta propongo un incontro conoscitivo, gratuito e senza impegno, per identificare meglio gli argomenti da affrontare  e capire se posso essere davvero io la figura professionale più adatta ad accompagnarli, se è opportuno coinvolgere altri colleghi con professionalità diverse dalla mia o se è addirittura meglio inviare ad altri che si occupano di argomenti più specifici.

Fissiamo un appuntamento e arriva il giorno delle presentazioni: un paio d’ore insieme ai dieci soci per ascoltare “oltre le parole”, percepire il clima, sintetizzare e ridefinire il cosiddetto “problema” in maniera da poter fare una proposta di lavoro. Un paio d’ore in cui so di essere giustamente sotto esame perché le persone devono avere la possibilità di capire se si possono fidare di me come professionista e come persona, se vendo fumo, se sono in grado di accogliere le loro paure, le loro difficoltà, le loro aspirazioni, se ho davvero qualche soluzione da proporre oltre a tutte quelle che loro hanno di certo già pensato o provato senza successo.

“Ok partiamo!”

Il progetto lo costruiamo insieme, a piccole tranches. Ogni tranche ha una sua tappa conclusiva in cui “si fa il punto” e si elencano gli obiettivi che potranno costituire l’oggetto di eventuali altre fasi.

I primi incontri vengono dedicati alla ricostruzione della storia dello Studio: chi lo ha fondato…chi è arrivato dopo…chi se n’è andato…eventi diversi che hanno contribuito alla costruzione dell’oggi e influenzeranno la direzione del domani. Utilizzo strumenti che facilitano la narrazione alleggerendo il clima e che agevolano la condivisione delle informazioni e l’espressione dei vissuti emotivi. È un po’ come raccontare una storia nuova, semplicemente perché la si racconta in un modo diverso, e in questa maniera si crea un terreno comune di riferimento e si cominciano a smussare le tensioni.

Si iniziano a tessere fili invisibili fatti di non-detti che trovano finalmente la via (il filo!) per essere esplicitati. Mi sento come un’interprete (benedetta la mia laurea in lingue!) che traduce in una lingua comprensibile ciò che si teme possa essere esplosivo. I nodi costituiti da tutte le “interpretazioni”, le “ipotesi”, i “sentito dire”, le mezze battute di corridoio, cominciano a sciogliersi e gli atteggiamenti difensivi o di attacco (che sono le due facce di una stessa medaglia) diminuiscono.

Fine della prima tranche: invio una breve relazione di sintesi sul percorso fatto e sulle aree che potrebbero essere sviluppate.

Vogliamo proseguire con sguardo verso il futuro? Allora ci incontriamo in sottosistemi, a seconda dei ruoli o dell’anzianità o delle aree di competenza. Anche qui co-costruiamo il progetto e lo definiamo in maniera operativa. Nel frattempo il lavoro fatto ci ha permesso di definire meglio gli obiettivi futuri, di declinarli in maniera più particolareggiata e di decidere chi fa che cosa, perché, entro quando, in che modo: tappe di lavoro realistiche, accompagnate da una supervisione fatta di incontri più diradati perché l’obiettivo è l’autonomia, ma con la consapevolezza che il cambiamento è graduale e occorre stabilizzarlo per renderlo solido.

Fine delle seconde tranches… nel senso che per ogni obiettivo concreto realizziamo una sorta di capitolo di lavoro con l’intento di tenere lo sguardo sul particolare senza mai dimenticare la visione d’insieme. Se l’obiettivo è solo la riorganizzazione logistica dello studio, lavoriamo sui significati che possono avere la collocazione delle scrivanie rispetto alla porta d’ingresso, rispetto al collega o al capo, ecc… e poi ci fermiamo lì. Se si aggiunge l’obiettivo di imparare a costruire bilanci ragionati che permettano di dare letture di senso ai numeri e fare scelte di conseguenza, lavoreremo sui significati e su come esplicitarli senza creare nuovi blocchi comunicativi… e così via.

È inevitabile (e salutare!) che si manifesti da parte di tutti o di qualcuno il ragionevole dubbio sull’opportunità dell’investimento economico. Sono valutazioni che spettano al cliente che ha comunque la facoltà di interrompere la collaborazione in ogni momento. Il mio obiettivo prioritario è di arrivare alla risoluzione dei problemi attivando nel contempo nei clienti nuove competenze in maniera da gestire in autonomia le future criticità. Per questa ragione è da parte mia doveroso sottolineare che ciò richiede un tempo di accompagnamento (all’inizio serrato, poi sempre più diluito) perché conclusioni premature portano ad una facile regressione alle “vecchie abitudini”.

La terza ed ultima fase è costituita da una punteggiatura di “verifiche” per vigilare sulla ricomparsa dei vecchi automatismi e rinforzare nuove buone prassi e procedure. E arrivati qui…che soddisfazione!