I Fili del Natale

Natale 2020 è alle porte, l’anno volge al termine e domani, 21 dicembre, ritorna il Solstizio d’Inverno, la notte più lunga, l’ultimo invito ad entrare maggiormente nell’oscurità per poi gradualmente aprirsi alla luce.

In questo spazio di buio e silenzio riavvolgo per l’ennesima volta i fili della mia vita per tesserli in nuove trame di senso e colorare il mio presente…. Riemerge l’immagine di molti anni fa, quando circa un mese prima del Natale scrivevo l’elenco delle persone a cui volevo inviare un biglietto di auguri… A volte i biglietti li dipingevo io, a volte li compravo ma erano comunque sempre scelti con cura pensando ai destinatari. Poi caricavo d’inchiostro verde la mia penna stilografica e iniziavo a scrivere con molto anticipo perchè ogni biglietto conteneva un pezzettino di me, infine attaccavo i francobolli (che non erano autoadesivi!) e con il mio sacchettino camminavo verso la cassetta delle lettere concludendo con il gesto dell’imbucare una lunga serie di gesti di Cura.

E poi c’erano le telefonate, fatte nei giorni precedenti per non disturbare le famiglie a Natale.

I telefoni avevano un filo che li teneva ancorati alle pareti di casa, le cornette avevano un filo che obbligava a rimanere fermi e vicini al telefono.

Fermi a parlare ed ascoltare senza fare nient’altro se non – in qualche caso – scarabocchiare distrattamente un notes che i più previdenti tenevano sempre lì a portata di mano per appuntare chi aveva cercato qualcuno della famiglia che in quel momento era assente.

Fermi lì, in quello spazio teso su un filo: dall’altra parte ci sei TU, fermo lì con me. Non stai guidando, non stai mescolando il risotto (quanti risotti bruciati!), non stai camminando per strada, non sei al bar… Sei nella tua casa e stai dialogando con me. E magari prima di telefonarci abbiamo anche guardato l’ora per non disturbare…

Di cosa possono essere fatti oggi quei fili che ci aiutavano a trovare un tempo da dedicare alle persone?

… … … … …

Prima di iniziare a scrivere mi sono domandata perchè mai le mie riflessioni dovrebbero interessare a qualcuno…e poi mi sono detta che questo invero è Il Mio Filo di Cura, gettato nel vento perchè arrivi a chi lo vuole raccogliere, a chi sente ancora il desiderio di prendere in mano un capo del filo sapendo che dall’altro capo c’è una persona, un pensiero, un gesto che vuole essere di Cura e Premura.

Riarrotolo e srotolo i miei fili: sono di lana, di seta, di cotone, di lino, di corda, di rafia, talvolta di ferro e persino di filo spinato! Ripercorro questo 2020 e cerco di leggerlo sull’intero telaio della mia vita dove si staglia su tutto il resto per la violenza dei suoi colori così totalmente in contrasto. Mi impegno a guardarlo con lo sguardo degli artisti e degli inventori: curiosa e accogliente per non lasciarmi scappare quell’indizio che stimola alla creatività.

Scopro che accostamenti impensabili di colori e di materiali creano un arazzo sorprendente. E che il solo fatto di ritrovare una persona cara di cui avevo perso le tracce da 45 anni può portare guarigione alle situazioni dolorose della vita, quelle vissute credendo di essere sola e non sapendo che invece un mantello di velluto rosso mi avvolgeva sostenendomi…dall’altro capo del filo…

E’ stupefacente riuscire a narrare per l’ennesima volta la propria storia in un modo ancora diverso, guardare a me stessa sapendo che non sono più quella di prima e non sono ancora quella che diventerò.

In questo anno di Perdite (di persone care, di salute, di lavoro, di denaro, di contatti fisici, di viaggi, di giochi di bambini, di luoghi di cultura, di sicurezze…) il mio augurio è di perdere se stessi, di perdere l’illusoria certezza di sapere “chi siamo”, di perdere ciò che scegliamo di lasciar perdere: i nostri condizionamenti, i ritmi frenetici, lo svuotamento di senso del Natale e del Te Deum, le relazioni che ci intossicano, la nostalgia del passato, le ipocrisie e le distrazioni.

Il 31 dicembre farò un elenco di tutto ciò che desidero perdere perchè limita la mia capacità di amare e di esprimermi a partire dall’amore: sarà questo il mio Te Deum, sempre grata di far parte di questa Vita