Di vento e di aquiloni

Da piccola il mio amato nonno toscano inventava per me fiabe misteriose in cui sempre fischiava il vento della sua brughiera…narrato persino con le mani.

Così sono cresciuta amica del vento, rispettosa ammiratrice delle danze che muove…e dell’arte di muovere il vento!

Chi mi conosce sa che sul mio terrazzo, oltre alle bandiere preghiere tibetane, non manca mai una girandola o una manica a vento.

Chi mi conosce sa anche della mia passione per il flamenco: abanico e mantòn (ventaglio e scialle) che muovono l’aria con effetti speciali!

Niente di strano, quindi, se quest’anno in riva al mare mi sono incantata a guardare lo spettacolo dei kitesurfers, ma questa volta è successo qualcosa di nuovo, qualcosa che mi ha rapita e fatta innamorare. Incuriosita, ho scoperto che quella che io chiamavo “vela” è invece un aquilone.

…E qui occorre una pausa per ascoltare cosa evoca in noi questa magica parola… Forse leggerezza, libertà, corse nei prati, gioia. Forse ricordi remoti di fanciullezza.

A me, per esempio, ricorda la magica Mary Poppins, arrivata e poi ripartita col vento nel preciso istante in cui padre e figli si ritrovavano grazie ad un aquilone. Per questo per me l’aquilone è anche metafora di relazione: tra genitori e figli, tra mondo adulto e mondo bambino, tra il personaggio assennato che mostro di essere e la mia bambina interiore.

Ma è anche metafora di ricerca di equilibri, e lo è più che mai nel caso del kitesurf. Infatti ciò che più di tutto mi ha sollecitata è stato l’apprendere che quando si perde l’equilibrio all’indietro è necessario tirare la barra verso di sè, ma… ecco qua la sfida! … quando lo si perde in avanti occorre “lasciarsi cadere” mollando la tensione.

No, non ho provato a farlo per davvero (non ancora!), ma se chiudo gli occhi e provo ad immaginare tutte le situazioni in cui nella vita “ho perso l’equilibrio” credo di aver sempre cercato di attaccarmi a qualcosa o a qualcuno.

Oggi ci sentiamo tutti senza appigli. Disorientati e posti di fronte all’illusorietà di poter controllare la nostra vita, oscilliamo in continuazione avanti e indietro alla ricerca di un equilibrio.

Occorre imparare l’arte del kitesurfer alternando la nostra abitudine a “tirare” con l’abilità ad assecondare lo squilibrio in avanti. Con fiducia:

“La vita nuova
arriva taciturna
dentro la vecchia vita
arriva come una morte
uno schianto
qualcuno che spintona così forte
un crollo.
È una scrittura tanto precisa
e netta da non lasciare dubbi
né sfumature di senso eppure
non dà direzioni né mete.
La vita nuova irrompe
come un vecchio che cade
sul ghiaccio, un pensiero
davanti a un muro, la
sirena di un’ambulanza.
Non ci sono feriti
né annunci di sciagura
solo noi da convincere
a lasciar perdere il miraggio
di una vita rettilinea, di un
orizzonte, lasciarsi curvare,
piegare alla tenerezza
delle anse del destino.
La vita nuova
è come un grande tuono
sbriciolato
poi a poco a poco
l’erba si china
sotto la pioggia
la prende
la beve.” (Chandra Livia Candiani)

Lasciarsi trasportare imparando i venti della vita, gestirli perchè il nostro aquilone si riempia d’aria e ci aiuti a planare sulle onde. E quando ci sembra di sprofondare, ormai totalmente sommersi, ecco che l’aquilone ci risolleva e in un istante siamo di nuovo nel volo.

Gratitudine, gioia, leggerezza.

Dedicato all’Umanità che sceglie di volare senza mai perdere il contatto con l’acqua e la terra